Colesterolo alto: la terapia a dosi fisse aumenta l’aderenza, riduce le complicanze e abbassa i costi
- I vantaggi di avere in una sola compressa statina ed ezetimibe sono evidenti: aumenta l’aderenza, diminuiscono gli eventi cardiovascolari e le spese legate alle ospedalizzazioni, a vantaggio della qualità di vita del paziente
- Il risparmio potenziale per il SSN sarebbe di circa 105 milioni di euro all’anno, se fra i pazienti con ipercolesterolemia primaria fosse più diffuso l’uso della terapia a dosi fisse
- Questi sono gli esiti di uno studio italiano pubblicato sulla rivista Clinico Economics
Origgio, 4 luglio 2022 - Provato miglioramento degli outcome clinici in termini di riduzione di eventi cardiovascolari e migliore qualità di vita per i pazienti, cui si somma un risparmio di circa 105 milioni di euro all’anno per il sistema sanitario nazionale. È quello che uno studio, condotto dal Centro di Ricerche S.A.V.E. (Studi Analisi Valutazioni Economiche), insieme all’Università degli studi di Pavia e promosso da Sandoz, dimostra sarebbe possibile se fra i pazienti con ipercolesterolemia primaria fosse più diffuso l’uso della terapia a dosi fisse: una sola compressa che combina due principi attivi, come a titolo esemplificativo atorvastatina e ezetimibe.
Le dislipidemie costituiscono un importante fattore di rischio per lo sviluppo di malattie coronariche; un rischio che viene tenuto sotto controllo con terapie d’elezione come gli ipolipemizzanti orali, fra cui le statine, che possono essere associate a ezetimibe. Spesso però i pazienti presentano anche altre patologie e sono costretti a prendere ogni giorno molti farmaci diversi. Il colesterolo alto, peraltro, non è percepito come un fattore di rischio grave per la salute cardiovascolare in quanto, a differenza di altri fattori di rischio, non provoca sintomi immediati. Ecco perché spesso la terapia contro l’ipercolesterolemia è considerata meno indispensabile di altre. Risultato: solo il 42% dei pazienti che assume farmaci ipolipemizzanti lo fa nella dose corretta.1
In questo contesto numerosi studi dimostrano come la semplificazione della terapia migliori l’aderenza e, di conseguenza, diminuisca il numero di eventi cardiovascolari, come infarto, ictus o morte cardiaca improvvisa. Ora lo studio coordinato dal Prof. Giacomo M. Bruno, del dipartimento di Scienze del Farmaco dell’Università degli Studi di Pavia, pubblicato di recente sulla rivista Clinico Economics, dà anche un valore economico a questo fenomeno. “Partendo dalla stima della popolazione di pazienti che potrebbe avvalersi della combinazione a dose fissa, abbiamo considerato i costi relativi a eventi cardiovascolari con o senza complicanze rapportati al livello di aderenza alle terapie”, spiega Bruno. “Le complicanze, infatti, sono spesso molto onerose per il sistema sanitario perché questi pazienti devono ricorrere a terapia intensiva o a chirurgia. Secondo i nostri calcoli l’adozione della singola compressa porta a una riduzione degli eventi dovuta alla maggior aderenza e quindi a un risparmio annuo fra i 248 e i 304 euro a paziente. La valutazione farmacoeconomica ha ovviamente considerato anche l’impatto del costo del farmaco, in questo caso molto contenuto. A differenza della maggior parte degli studi che hanno come obiettivo la valutazione del valore economico di una terapia, i principi attivi di cui stiamo parlando – atorvastatina ed ezetimibe - sono fuori brevetto e quindi l’impatto del costo del farmaco è praticamente nullo”, sottolinea Bruno.
In Italia le malattie cardiovascolari rappresentano la prima causa di morte, con circa 220mila decessi all’anno: in particolare oltre 62mila sono causati da malattie ischemiche del cuore, quasi 54 mila da altre malattie del cuore e oltre 55mila da malattie cerebrovascolari.2 Il colesterolo alto, in particolar modo i livelli di LDL, è considerato un fattore di rischio importante per lo sviluppo di infarto, ictus o morte cardiaca improvvisa. A seconda della maggiore probabilità di morte legata alla presenza di diversi fattori di rischio, le linee guida della Società Europea di Cardiologia prevedono di abbassare il colesterolo LDL al di sotto di 70mg/dl, se il rischio è considerato elevato, e al di sotto di 55mg/dl se molto elevato3.
“Le associazioni fisse mettono insieme due farmaci che agiscono in maniera diversa sui livelli di colesterolo: le statine ne inibiscono la produzione, l’ezetimibe invece agisce sull’assorbimento. La loro azione è sinergica, il che vuol dire che l’efficacia è maggiore della somma delle due azioni. Infatti, i pazienti in trattamento con questi farmaci hanno un abbassamento del colesterolo LDL del 50-60%”, spiega Furio Colivicchi, Direttore UOC Cardiologia dell’Ospedale San Filippo Neri a Roma e Presidente dell’Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri (ANMCO). “Usando una sola compressa abbiamo un vantaggio per il paziente e favoriamo la corrispondenza fra il suo comportamento e la prescrizione del medico, migliorando così le sue condizioni di salute e abbassando il rischio di eventi cardiovascolari”.
Una situazione win-win, dove al vantaggio per il paziente corrisponde un beneficio in tempo reale anche per il Sistema Sanitario Nazionale. “Favorire l’accesso alle terapie a tutti quelli che ne hanno bisogno nel rispetto degli standard di qualità ed efficacia. È questo l’obiettivo di Sandoz che è al fianco dei pazienti italiani con soluzioni sostenibili che migliorano l’aderenza e l’efficacia della cura”, sottolinea Paolo Fedeli, Medical Director di Sandoz Italia. “Siamo orgogliosi di continuare a proporre opzioni di cura che permettono di migliorare la vita delle persone, rispondendo ai loro bisogni ancora insoddisfatti e contribuendo al contempo alla sostenibilità del sistema sanitario.”
Bibliografia:
1 Osservatorio nazionale sull’impiego dei medicinali. L’uso dei farmaci in Italia. Rapporto nazionale 2020, AIFA 2021
2 Ministero della Salute, Prevenzione delle malattie cardiovascolari lungo il corso della vita, https://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_3128_allegato.pdf
3 ESC Scientific Document Group, 2019 ESC/EAS Guidelines for the management of dyslipidaemias: lipid modification to reduce cardiovascular risk: The Task Force for the management of dyslipidaemias of the European Society of Cardiology (ESC) and European Atherosclerosis Society (EAS), European Heart Journal, Volume 41, Issue 1, 1
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